Il saggio di Felice Fabrizio, Sport e fascismo, uscito nel 1976, può essere considerato il primo contributo scientifico agli studi storici sullo sport in Italia [Fabrizio 1976].

Solo negli anni Ottanta, in ritardo rispetto ad altri paesi, si assiste però ad un risveglio di interesse per questo genere di studi. Mentre inizia la pubblicazione di «Lancillotto e Nausica. Rivista di critica e storia dello sport», autorevoli riviste di storia contemporanea («Belfagor», «Quaderni storici», «Società e storia», «Nord e Sud», «Ricerche storiche») ospitano una serie di articoli che esplorano per la prima volta diversi ambiti della storia dello sport. Tra il 1989 e il 1990 su «Italia contemporanea» si apre un vivace dibattito sui motivi del “ritardo italiano” e sullo statuto metodologico della disciplina, a partire da un intervento di Stefano Pivato che denuncia la pigrizia intellettuale dello storico, poco incline a valorizzare lo sport e i suoi risvolti culturali e sociali [Pivato 1989].

Gli studi sulla storia dello sport sono poi progressivamente cresciuti attraverso numerose pubblicazioni, seminari, convegni, riviste. Anche se permangono resistenze rispetto ad una piena legittimazione della disciplina in ambito accademico, la quantità e la qualità dei contributi testimoniano il consolidamento e la validità di un approccio alla storia attraverso lo sport, e allo sport tramite la storia.

Lo sviluppo della produzione storiografica ha messo in luce come la dimensione sportiva si dispieghi in un intreccio che coinvolge le dinamiche politiche, economiche e sociali, la cultura, la mentalità e il costume, offrendo metodologie, chiavi interpretative e strumenti anche per costruire percorsi didattici sulla storia contemporanea adottando la prospettiva dello sport, uno dei fenomeni più caratteristici della società di massa, vettore di grandi emozioni e passioni.

Di qui l’idea di organizzare un corso di formazione per docenti per indagare alcuni passaggi significativi della storia del Novecento attraverso la lente dello sport, nella consapevolezza che questa diversa prospettiva possa avvicinare allo studio della storia un più ampio numero di studenti proprio per il ruolo centrale che lo sport svolge nella vita dei ragazzi e l’attrattiva che esercita su di loro.

Il corso è stato strutturato in due parti. La prima si è svolta tra dicembre 2020 e aprile 2021 attraverso cinque incontri con lezioni frontali di circa due ore e con la possibilità di interazione con i docenti attraverso domande in chat o a voce.

Nel primo incontro introduttivo sono state illustrate le molteplici valenze che ha assunto storicamente la dimensione sportiva, le sue relazioni con la formazione dell’identità nazionale e con diversi aspetti della vita collettiva. La storia dello sport, dunque, non come mero elenco di record, primati e classifiche, ma come cartina di tornasole delle trasformazioni culturali, politiche, sociali, economiche di un paese. Negli incontri successivi sono stati affrontati vari temi: i rapporti tra sport, fascismo e Resistenza; il ruolo che lo sport ha avuto nel clima della Guerra fredda, come “continuazione della politica con altri mezzi”, fattore di riavvicinamento e di pacificazione oppure agente divisivo rispetto a tensioni preesistenti; il rapporto tra sport e razzismo, visto in particolare in due momenti, gli ebrei e l’antisemitismo nello sport tedesco e gli afroamericani e il razzismo nello sport statunitense, in un arco temporale compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento.

L’intervento conclusivo ha poi mostrato come, attraverso la storia della bicicletta, si possano cogliere alcune importanti dinamiche e trasformazioni dell’Italia contemporanea, dell’immaginario collettivo, della cultura materiale, del costume, della questione di genere, dei soggetti politici come delle figure sociali per le quali il mezzo ciclistico diventa parte integrante della vita quotidiana.

Nell’autunno del 2021 si è svolta la seconda parte del corso, di carattere più operativo, che ha previsto un workshop metodologico sulla didattica della storia in cui sono stati proposti alcuni approfondimenti dei temi affrontati nelle lezioni magistrali, per aiutare i docenti a costruire percorsi didattici da sperimentare nelle loro classi che sono stati poi discussi in un incontro conclusivo di restituzione, svoltosi a fine ottobre. A tutti i docenti iscritti al corso sono stati forniti materiali di supporto (indicazioni bibliografiche e sitografiche, filmografie; materiali didattici già strutturati). Tutti i temi trattati nel corso si prestano non solo alla costruzione di moduli didattici di carattere storico, ma anche alla definizione di percorsi di educazione civica per promuovere un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile.

Il corso è il frutto di una coprogettazione della Rete regionale degli Istituti storici dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con la Società italiana di storia dello sport (Siss)1, con il cui contributo scientifico sono stati definiti i contenuti del corso, e con l’agenzia educativa Memo comune di Modena.

La fase progettuale del corso si è svolta nell’estate del 2020 in una situazione di temporanea remissione della crisi pandemica, in cui era però difficile fare una chiara previsione di quello che sarebbe accaduto nei mesi successivi. Si è deciso pertanto di organizzarlo in forma mista, prevedendo un doppio binario: lezioni in presenza quando possibile e utilizzo di una piattaforma online per chi voleva seguire da remoto. Si è optato per questa soluzione flessibile in grado di adattarsi facilmente e velocemente ai cambiamenti repentini imposti dall’andamento pandemico2.

La pandemia ci ha obbligato a utilizzare nuovi canali di trasmissione per non interrompere quelle attività di formazione che si svolgevano normalmente in presenza. Il cambiamento del mezzo ha modificato anche gli orizzonti progettuali poiché è cambiato in primo luogo il bacino d’utenza a cui queste attività formative si rivolgono. Lavorare su piattaforme online, se da un lato ha compresso e ridotto tutto ciò che concerne la relazione, la socialità, l’empatia; dall’altro ha presentato anche evidenti vantaggi, come la possibilità di raggiungere molte più persone da un pubblico cittadino o provinciale ci si proietta verso uno nazionale e di organizzare incontri con personalità del mondo della cultura che in passato per motivi economici, di distanza o per agenda di impegni era molto più difficile ospitare.

Il taglio inedito del corso, la pubblicizzazione anche attraverso il sito della Siss e dell’Istituto nazionale Parri, hanno concorso alla riuscita dell’iniziativa: gli iscritti sono stati un centinaio con numerose adesioni anche da fuori regione. Inoltre, si è riusciti a intercettare gli interessi non solo di docenti (sia di storia, sia di attività motorie), ma anche di un pubblico più vasto di studenti universitari, dottorandi, giornalisti sportivi e cittadini ai quali si è ritenuto giusto aprire le iscrizioni.

La possibilità poi di registrare le lezioni e inviarle a tutti gli iscritti ha favorito la fruizione del corso da parte dei partecipanti che hanno potuto, in momenti diversi, seguire tutte le lezioni o rivederle per recuperare passaggi non chiari.

Le registrazioni delle lezioni del corso verranno successivamente caricate sul canale YouTube dell’Istituto storico di Modena e sul sito della Siss in modo da renderle disponibili nel tempo e accessibili ad un pubblico sempre più ampio.

Bibliografia

  • Fabrizio 1976
    Felice Fabrizio, Sport e fascismo. La politica sportiva del regime 1924-1936, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976.
  • Pivato 1989
    Stefano Pivato, Le pigrizie dello storico: lo sport tra ideologia, storia e rimozioni, in «Italia contemporanea», 174 (1989), pp. 17-27.

Note

1 L’associazione è nata nel 2004 come sezione italiana del Cesh (Comité européen d’histoire du sport/European committee of sports history) che promuove e valorizza la ricerca nell’ambito della storia dello sport sul piano nazionale e internazionale attraverso numerose iniziative, comprese quelle relative alla formazione dei docenti nell’ambito della didattica e delle metodologie di insegnamento.

2 A causa del successivo aggravarsi della situazione pandemica, siamo stati poi costretti a ricorrere esclusivamente alle lezioni online.