1. Preludio. La «dossessione» [1]

Quando l’ex arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, diede alle stampe nell’autunno dello scorso anno il volumetto Don Giuseppe Dossetti. Nell’occasione di un centenario [2012], in cui – come riportato nella pubblicità per il lancio editoriale del libro – venivano raccolte «in maniera organica tutte le riflessioni del cardinale su questo straordinario uomo», era evidente a tutti che l’occasione offerta dai 100 anni della nascita di Giuseppe Dossetti, il 13 febbraio 1913, non sarebbe passata né in sordina, né sarebbe stata festeggiata in un clima apologetico. Sia l’una che l’altra, sia l’indifferenza, sia il celebrativo e livellante «volemose bene» – tanto in voga di questi tempi – sarebbe stato alquanto inopportuno, perché, parafrasando don Milani, «non sta bene e non serve a niente e Dio non vuole» [2]. Pur tuttavia, la querelle scoppiata sui giornali tra il dicembre e il gennaio scorsi mostra quanto ancora Dossetti sia «un problema storico».

Non che le posizioni del cardinale fossero sconosciute. Il libretto, in realtà, non è nient’altro che un estratto monotematico di un precedente volume, uscito per lo stesso editore, qualche anno prima, Memorie e digressioni di un italiano cardinale [Biffi 2010]. Tra le altre cose, si rimprovera al monaco reggiano una ecclesiologia politica e soprattutto – episodio inedito raccontato dal cardinale – la teologia di Israele che Dossetti aveva elaborato intorno al 1991 («la persistenza della Torah come via di salvezza di Israele», come sintetizza Melloni [2012] nella recensione pubblicata su “La Lettura”, l’inserto culturale domenicale del “Corriere della Sera”, in replica ai giudizi espressi da Biffi).

Il caso si complica quando, nel più classico stile di uso pubblico della storia, il 30 dicembre Biffi fa pubblicare sulle pagine dell’inserto settimanale di “Avvenire” per l’arcidiocesi di Bologna “Bologna Sette”, una lettera privata a lui indirizzata il 3 dicembre dal card. Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi e presidente emerito della pontificia Commissione per l’America Latina, in cui si apprezza quanto l’arcivescovo emerito di Bologna «ha scritto circa le lacune e le anomalie della “teologia dossettiana”», aggiungendo che «condivido pienamente le riserve […]». A supporto di ciò si accennava, alquanto sbrigativamente, a un commento sulle quelle stesse corde espresso da Paolo VI in merito al ruolo di Dossetti come segretario dei moderatori durante il concilio. Il quotidiano della Conferenza episcopale italiana presentava il tutto sotto il titolo Il documento. Dossetti e il Concilio, scrive il cardinale Re e si precisava come «questa sua breve testimonianza […] assume il carattere di un documento che gli storici della Chiesa non potranno ignorare nella loro ricerca appassionata e sincera della verità».

Tutti i quotidiani nazionali e gli osservatori più attenti sentono il profumo della «costruzione di un caso» e riprendono e amplificano la querelle, che, da lontano può apparire una partita giocata su simpatie e antipatie tutta interna al mondo ecclesiastico, ma, controluce, rivela ben più profonde lacerazioni e visioni. Basta qui riproporre alcuni dei numerosi titoli che la carta stampata dedica al caso per capire la lettura che subito ne viene fatta: L’eterno scontro Biffi-Dossetti divide il giornale della Curia (L. Nigro, “La Repubblica”, 7 gennaio 2013), L’attacco a Dossetti divide il Vaticano (M. Ansaldo, “La Repubblica”, 9 gennaio 2013), Mala tempra currunt et pejora supervenient. Dossetti precisato (L. Pedrazzi, “Il Mulino”, 11 gennaio 2013), Giallo Dossetti (G. Galeazzi, “La Stampa”, 12 gennaio 2013), L’Affaire Dossetti. Il monaco ribelle divide ancora politica e chiesa (S. Fiori, “La Repubblica”, 19 gennaio 2013).

A lettera segue lettera, come vuole il manuale del buon Historikerstreit. Il 6 gennaio, infatti, lo stesso inserto settimanale cattolico bolognese si vede costretto a delle «precisazioni redazionali» per i numerosi messaggi di protesta ricevuti e a pubblicare una lettera di Athos Righi, superiore della Piccola famiglia dell’Annunziata – Testimonio il suo amore per la Chiesa («Si possono certamente avere molte opinioni su don Giuseppe Dossetti, ma il contenuto della lettera e anche le righe di presentazione aprono un argomento che richiederebbe un confronto serio sui dati storici») –  che a sua volta ripropone alcuni passaggi di una testimonianza di mons. Luigi Bettazzi del 15 dicembre e un’altra di Mario Boldrini, «semplice fedele appartenente alla chiesa di Bologna».

Dopo questa breve panoramica sul clima che ha preceduto l’anniversario dossettiano e di cui la carta stampata si è fatta in un qualche modo veicolo, si ripropongono di seguito i principali eventi legati al centenario (cerimonie, lezioni, libri) e, in particolare, si offre al lettore la lezione di Enrico Galavotti tenuta presso la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna il 12 febbraio dal titolo Fonti e problemi per una biografia di Dossetti (parte di un programma più esteso, come si dirà in seguito) perché, come rivista di storia, pensiamo che le polemiche più o meno sterili possano essere spazzate via solo dal lavoro serio offerto dalla ricerca storica:

Occorrerebbe insomma uscire da una gestione dilettantistica della ricerca su Dossetti – ha detto Galavotti nella sua lezione – che ancora oggi patisce di troppe premure, gelosie e rivendicazioni di esclusiva o di primogenitura: spesso avanzate da chi non solo non si è mai cimentato con la sfida della ricerca storica su questo personaggio, ma soprattutto non lo farà mai, ritenendola superflua. Davvero è auspicabile l’inizio di una stagione di ricerca che non sia mossa da preoccupazioni apologetiche o preconcetti, ma che sia veramente determinata dal desiderio di conoscere e condividere i frutti di un lavoro di ricostruzione del ruolo di Dossetti nell’Italia e nella Chiesa del XX secolo.

2. Il Dossetti

Giuseppe Dossetti – al quale con un gesto la cui nobiltà perdona il ritardo con cui dedichiamo questo luogo, che da oggi diventerà “il Dossetti” – è un personaggio storico lontano: per molti un nome, ricordato proprio perché quel nome resta e periodicamente ritorna come un fantasma, un mito, un'ossessione, una dossessione dice Galavotti. Comunque un problema storico.

È con queste parole pronunciate il 9 febbraio 2013 da Alberto Melloni [3] che si sono aperte ufficialmente le celebrazioni per il centenario della nascita di Dossetti, nato a Genova il 13 febbraio 1913 e morto a Monteveglio il 15 dicembre 1996, svoltesi sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, coordinate dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII – quel Centro di documentazione voluto e fondato da Dossetti stesso a Bologna nel 1953 – e sotto l’egida di un Comitato nazionale istituito presso il Mibac [4]. Le parole pronunciate dallo storico del cristianesimo reggiano ma adottato dal capoluogo emiliano erano calibrate con la precisa volontà di rimarcare quanto la figura di Giuseppe Dossetti abbia costituito e costituisca ancora un nervo scoperto, nonostante le migliaia di pagine di analisi frutto della riflessione (non sempre di qualità) di storici, giornalisti, teologi, ecclesiastici, amici, nemici, collaboratori, ma non solo. Oltre che sulla carta, si sono occupati di lui anche artisti, registi con documentari cinematografici, programmi televisivi [5]. L’occasione era solenne, ovvero l’intitolazione della sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Reggio Emilia a Giuseppe Dossetti. L’ex Caserma abbandonava così, dopo anni di sodalizio, il generale napoleonico Carlo Zucchi – che gli aveva dato il nome con echi ottocenteschi e risorgimentali – per assestarsi sul più novecentesco giurista, politico, teologo, sacerdote, monaco figlio della chiesa reggiana, le cui fotografie, come bandiere appese a un filo in un percorso biografico dove le immagini dialogavano con brevi citazioni tratte dai suoi discorsi, capeggiavano in quei giorni all’ingresso della facoltà e per le vie del centro storico (mostra a cielo aperto Le strade di Dossetti, a cura della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna e del Comune di Reggio Emilia).

Così l’allora sindaco di Reggio Emilia e ora ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali Graziano Del Rio introduceva la giornata, alla presenza del rettore Aldo Tomasi, del neovescovo mons. Camisasca, degli studenti e dei professori, delle autorità locali e del pubblico:

Questo luogo è particolarmente importante, è un luogo in cui si forma la classe dirigente, dove si formano i dirigenti del nostro paese, è l’Università. Quindi per Reggio, per la conquista che Reggio ha fatto con la sede universitaria, frutto di una scelta intelligente da parte di coloro che ci hanno preceduto e per lo sviluppo che l’Università ha avuto raggiungendo anche a Reggio una certa consistenza, questo è un punto importantissimo della vita culturale. Ed è significativo che questa sede sia intitolata a Giuseppe Dossetti perché in questa sede vivono e parlano soprattutto i giovani. [...] Credo che chi ha conosciuto la storia di Dossetti sappia quale attrazione esercitava sulle giovani menti. Era davvero una calamita per le giovani menti. E credo che le giovani menti vedessero in lui due cose che qui all’Università dovrebbero esser coltivate con una particolare attenzione. La prima è la ricerca sempre del nuovo, la ricerca dell’attraversar confini, la volontà di vedere certamente l’attuale, ma anche di vedere l’avanti. Era davvero sentinella che annunciava il domani, Giuseppe Dossetti. E il secondo elemento credo sia il rigore della propria ricerca. Non basta il nuovo, serve anche il rigore nella conoscenza, serve la disciplina della conoscenza. E questo è sicuramente il luogo in cui la disciplina e il rigore debbono essere esercitati, perché il mondo richiede sempre nuovi sguardi.

Al termine, non previsto, è stato chiesto a Romano Prodi – presente in prima fila in aula magna – un personale ricordo di Dossetti; l’aneddoto si è rivelato in realtà particolarmente significativo per far comprendere la complessa personalità di questa figura:

Mi è venuto in mente una volta, era il ’67- 68: andavo in treno da Reggio a Bologna, c’era Giuseppe Dossetti, con questi abiti grezzi ma elegantissimi ugualmente, con uno zaino, stava andando in Palestina. Con il suo modo di fare che incuteva rispetto e timore da un alto e confidenza dall’altro, mi chiese ‘cosa stai studiando Romano?’. Mah, cosa si dice a un monaco, mi ero chiesto, visto che stavo studiando i grandi monopoli mondiali. Allora rispondo che sto studiando le fusioni, le concentrazioni, parlo due minuti di imprese chimiche, petrolchimiche… ‘Eh sì – dice lui – in Giappone stanno orientandosi sulle fusioni dei grandi gruppi’ e mi parla delle concentrazioni industriali nel mondo. E io mi chiedo: ma che monaco è? Quindi da un lato il suo rigore, il senso dell’essenzialità delle cose: basta pensare alla comunità in Palestina nel deserto, in una casa isolatissima. E la stessa persona improvvisamente ti parla con un linguaggio e una perfetta conoscenza delle fusioni industriali in Giappone...

3. Le celebrazioni: le lezioni

Dopo il grande convegno del dicembre 2006, nel decennale della morte (più di trenta relatori, i cui atti sono confluiti in due differenti volumi, editi da Il Mulino [Melloni (ed.) 2007] e dalla tedesca Lit Verlag nella collana «Christianity and History» [Melloni (ed.) 2008]), celebratosi sotto l’insegna di Dossetti: la fede e la storia, in occasione del centenario la Fondazione per le scienze religiose ha organizzato una serie di iniziative per le giornate del 12 e del 13 febbraio scorsi, dove il fil rouge era appunto dato dal titolo scelto: Voglio svegliare l’aurora, il passo tratto dal Salmo 56 (57).

La Fondazione, nata come già detto dall’intuizione originaria di Dossetti di fondare, nel 1953, un istituto in cui i laici si dedicassero con il massimo rigore scientifico allo studio delle scienze religiose, ha inteso quindi promuovere una serie di iniziative per riflettere in modo puntuale e documentato sugli apporti di Dossetti ai vari ambiti in cui si dispiegò la sua multiforme attività: quello giuridico e canonistico, quello  politico e quello ecclesiale.

Momento centrale delle celebrazioni sono state dunque le lezioni [6], che per la giornata del 12 febbraio 2013 si sono tenute in varie città significative per la biografia dossettiana (Bologna, Modena, Genova, Milano, Reggio Emilia, Torino, Roma), in ognuna delle quali si è cercato di toccare i nodi e gli assi del suo pensiero: la Bibbia, il concilio Vaticano II, lo Stato, la città, la Parola e la costituzione. I relatori nelle varie città, come in una staffetta olimpica, si passavano il testimone di lezione in lezione, pensate per essere seguite in una diretta streaming senza soluzione di continuità su varie piattaforme, accessibili comodamente e ovunque dal proprio schermo del computer, senza costringere gli interessati ad una road map di un certo peso.

Dopo l’apertura bolognese, dove Enrico Galavotti [7], di cui si propone qui l’intero intervento, e Renato Moro hanno introdotto la riflessione su Dossetti facendo – secondo il mestiere di storico – il punto sullo stato delle fonti in chiave problematica (Fonti e problemi per una biografia di Dossetti), mostrando quando lavoro di scavo documentario ci sia ancora da fare, al di là delle carte perse per sempre. Si pensi ad esempio ai «dettagliatissimi verbali» che lo stesso Dossetti redigeva durante le Direzioni della Dc, che facevano tanto «indispettire De Gasperi»:

tanto lavoro resta ancora da fare – come ha detto Galavotti – sia per giungere ad una comprensione più adeguata dell’origine remota e della qualità degli apporti dati da Dossetti nei vari ambiti in cui si è trovato ad operare, sia per reperire le fonti per investigare tali apporti, quei mattoni imprescindibili per ogni ricostruzione storica criticamente fondata.

Nelle due lezioni modenesi, in Rettorato, Paolo Bettiolo e Federico Ruozzi hanno trattato il tema Dossetti e la lettura della Bibbia. Il primo si è misurato, attraverso una rigorosa analisi, con l’idea di fondo dossettiana della lettura/orazione praticata all’interno della Piccola famiglia intesa non come «una via, ma la via – la via cristiana», una lettura continua e quotidiana in cui è ravvisabile la cifra di una tradizione filosofica e teologica dove uno dei massimi testimoni è Plotino, ma si possono citare anche altri riferimenti, da Evagrio allo Pseudo-Dionigi, ai mistici della scuola renana. Il secondo ha approfondito invece la questione in un’ottica più storica (a partire dal fondamentale rapporto giovanile che Dossetti instaurò con alcune figure emblematiche reggiane, come don Dino Torreggiani e mons. Leone Tondelli) basandosi su fonti «tipicamente novecentesche», ovvero grazie alla ricchezza che offrono le fonti audio dossettiane (interviste, conferenze, lezioni, omiletica) [8] conservate in parte presso l’archivio sonoro della Fondazione per le scienze religiose, e mostrando come uno scavo su questo tipo di materiale e un confronto paziente tra testo scritto pubblicato e fonte audio porti a interessanti riscoperte (a partire dalla celebre intervista Elia-Scoppola del 1984 [Elia (ed.) 2003]). A Genova, nel sontuoso Palazzo Doria Spinola proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è toccato invece a due studiosi del Vaticano II, Silvia Scatena e Corrado Lorefice [2011] [9], affrontare Dossetti e l’interpretazione del Vaticano II («Il Vaticano II – ha detto Scatena citando Dossetti – rappresenta un dato di non ritorno […] quindi tutti gli sforzi più o meno nostalgici non possono far sì che lo Spirito Santo ritorni indietro») alla luce del ruolo fondamentale che ebbe, sia come perito del card. Lercaro, sia come segretario dei moderatori, sia come collaboratore e ghost writer di numerosi interventi di vari padri.

Alla Fondazione Lazzati, a Milano, Valerio Onida e Francesco Clementi hanno invece affrontato Dossetti e il senso dello Stato. Il discorso del 17 marzo 1994 che Dossetti tenne al clero della diocesi di Concordia e Pordenone – per Onida – può offrire la chiave per capire il cammino, la coerenza e anche le sue svolte e persino le sconfitte nel suo itinerario:

La sua stagione politica è stata brevissima, la stagione in cui si è occupato dello Stato, ovvero 7 anni, nel 1952 era già finita. Dossetti dice [in questo discorso] anche il perché di questa sua brevità politica. C’erano due cose bloccanti per gli obiettivi che aveva in quella sua fase: la divisione del mondo in due blocchi e la coscienza che la cristianità non consentiva le cose che lui auspicava nel suo cuore, non le consentiva a lui e non le avrebbe consentite a nessun altro.

Milano – come si direbbe nel linguaggio giornalistico radiotelevisivo – «cedeva il collegamento» a Reggio Emilia, dove i sindaci Virgilio Merola e Graziano del Rio, assieme a Luigi Pedrazzi nel ruolo di testimone (era stato uno di quei giovani che Dossetti inserì nella sua lista per le elezioni amministrative bolognesi del 1956), nella Sala del Tricolore hanno discusso su Dossetti e la dimensione-città. Il circuito della Parola è stato invece il tema al centro della lezione tenuta al circolo dei Lettori di Torino da Enzo Bianchi e Pierluigi Castagnetti.

Secondo una climax degna delle migliori sceneggiature, l’ultima lezione, quella sul Dossetti costituente, dava il “la” al ricordo della Camera dei Deputati. Paolo Pombeni [10], Alfonso Quaranta e Pietro Rescigno nella Sala del Cenacolo, proponevano una riflessione su La politica fra Costituzione e l’orizzonte internazionale, presieduta da Gianfranco Fini e da Alberto Melloni, e alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Decisamente stimolante la seconda giornata di lavori, ospitati questa volta in un’unica sede, presso l’Accademia dei Lincei. Argomento delle lezioni Svolte epocali e speranze per il XXI secolo. Studi e prospettive, in cui si è proposto ai relatori di toccare rispettivamente temi quali la fisionomia della chiesa, la fondazione ecclesiologica sull’eucarestia, il rapporto con la storia e il significato teologico dell’assimilazione ai minimi, come ha sintetizzato lo stesso Melloni. Introdotti da Beatrice Draghetti, Lorenzo Ornaghi e Pietro Rescigno, rispettivamente presidente della Provincia di Bologna, ministro per i Beni e le attività culturali del passato governo Monti e professore emerito e accademico dei Lincei, hanno preso la parola Alberto Melloni (Povertà culturale della chiesa) e Haim Baharier – tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico, nonché allievo del filosofo Emmanuel Lévinas – intervenuto su Il debito coi minimi e il rinnovamento della società; a queste sono seguite le riflessione di due teologi del calibro di Giuseppe Ruggieri (L’eucaristia e la vita della chiesa) e di Peter Hünermann, emerito di Tübingen (Conoscenza storica e riforma della chiesa), quest’ultimo avanzando un parallelo molto interessante e fino ad ora mai toccato tra Dossetti e Johann Gustav Droysen, il celebre storico della Germania del Nord nato appena più di cento anni prima di Dossetti. Lui, cristiano di confessione luterana, fu infatti delegato dell’Assemblea nazionale del 1948 a Francoforte, segretario della commissione che lavorava alla costituzione e – ancora come Dossetti – considerato come uno dei padri della costituzione nazionale tedesca di oggi.

Per concludere, il centenario dossettiano ha innescato, come è normale che sia, la pubblicazioni di numerosi saggi e analisi e riedizioni di opere. Tra i numerosi libri usciti in questi mesi, merita di essere segnalato un ebook, passato un po’ in sordina ma molto significativo per il tema e l’autore. Si tratta della pubblicazione dei testi delle lezioni che Giuseppe Alberigo tenne nel corso di Storia della chiesa dell’Università di Bologna nell’anno accademico 1996-1997, trascritte fedelmente e annotate proprio dall’allora studente Galavotti [Alberigo 2013]. Fu in quelle lezioni – di cui sentiva la necessità e l’urgenza – che Alberigo offrì di fatto la «prima completa biografia» di Giuseppe Dossetti:

Come avrete potuto osservare – disse Alberigo nella prima lezione – il programma contenuto nella Guida dello studente era totalmente diverso. Non mi era mai capitato di prendere una decisione come questa, di cambiare cioè in modo drastico l’argomento del corso, ma mi è parso che fossimo in presenza di una circostanza eccezionale e che questa «gridasse» di essere obbedita. La circostanza è appunto la scomparsa il 15 dicembre scorso, due mesi fa, di Giuseppe Dossetti. Questo avvenimento mi ha indotto a fare un mutamento e a scegliere questo argomento per il corso – Giuseppe Dossetti per l’appunto – per una molteplicità di ragioni che forse non è neanche indispensabile evocare. [...] Mi è parso di poter intitolare, per quel che vale, il corso di quest’anno come Giuseppe Dossetti – 1913-1996, coscienza di un secolo [Alberigo 2013, 11-2].

4. Video della lezione di Enrico Galavotti


Bibliografia

Alberigo G. 2013
Coscienza di un secolo. Le lezioni del 1997 su Giuseppe Dossetti, a cura di Galavotti E., Bologna: Fondazione per le scienze religiose
Biffi G. 2007
Memorie e digressioni di un italiano cardinale, Siena: Cantagalli
Biffi G. 2012
Don Giuseppe Dossetti. Nell’occasione di un centenario, Siena: Cantagalli
Elia L. (ed.) 2003
A Colloquio con Dossetti e Lazzati. Intervista di Leopoldo Elia e Pietro Scoppola, 19 novembre 1984, Bologna: il Mulino
Fallaci N. 1993
Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell’ultimo, Milano: Rizzoli
Galavotti E. 2006
Il giovane Dossetti. Gli anni della formazione 1913-1939, Bologna: il Mulino
Galavotti E. 2011
Il dossettismo. Dinamismi, prospettive e damnatio memoriae di un’esperienza politica e culturale, in Cristiani d’Italia. Chiese, Società, Stato, 1861-2011, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana
Galavotti E. 2013
Il professorino. Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia 1940-1948, Bologna: il Mulino
Lorefice C. 2011
Dossetti e Lercaro: la Chiesa povera e dei poveri nella prospettiva del Concilio vaticano II, Roma: Paoline
Melloni A. (ed.) 2007
Giuseppe Dossetti: la fede e la storia. Studi nel decennale della morte, Bologna: il Mulino
Melloni A. (ed.) 2008
Giuseppe Dossetti. Studies on an Italian Reformer, Berlin: Lit Verlag
Melloni A. 2011
La povertà censurata, “Corriere della Sera”, 2 agosto
Melloni A. 2012
Biffi contro Dossetti. Ma la frase sugli ebrei era di Wojtyła, “Corriere della Sera”, 25 novembre
Melloni A. 2013
Dossetti e l’indicibile. Il quaderno scomparso di «Cronache sociali»: i cattolici per un nuovo partito a sinistra della DC (1948), Roma: Donzelli
Pombeni P. 2013
Giuseppe Dossetti. L’avventura politica di un riformatore cristiano, Bologna: il Mulino

Risorse

Documentario di Speciale Tg1, Con tutte le tue forze (Raiuno, 10 febbraio 2013), a cura di A. Melloni e F. Nardelli
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dcfad99b-f980-4d38-8275-a23a0ddde10b-tg1.html
Ebook di Alberigo G. 2013, Coscienza di un secolo. Le lezioni del 1997 su Giuseppe Dossetti, a cura di Galavotti E., Bologna: Fondazione per le scienze religiose
http://collane.fscire.it/it/home/e-book/
Versione digitale di «Cronache sociali», 1947-1951
http://amshistorica.unibo.it/173

Note

1. L’espressione è in Galavotti 2011.

2. Lettera di don Milani a don Renzo Rossi, 1 dicembre 1954. In quell’occasione, Milani scriveva all’amico per esprimere la sua amarezza in merito alla decisione del suo trasferimento da San Donato alla piccola e sperduta parrocchia di Barbiana: «Questo mette in questione la cattolicità di tutto il mio lavoro perché io m’illudevo d'essere ancora un prete cattolico, ma ora che i preti più vicini in perfetto accordo m’hanno sbranato io appaio agli occhi della gente come un prete isolato e un prete cattolico isolato è inutile, è come farsi una sega. Non sta bene e non serve a niente e Dio non vuole» [lettera pubblicata in Fallaci 1993, 182].

3. Autore anche di un recente volume su Dossetti: Melloni 2013.

4. Contemporaneamente, a Bologna, si teneva il convegno Per la vita del mondo. G. Dossetti e il mistero eucaristico, organizzato dalla Piccola famiglia dell’Annunziata presso il convento di San Domenico. Dopo la messa in basilica, presieduta da mons. Giovanni Silvagni, vicario generale dell’arcidiocesi, il convegno procedeva secondo il seguente programma: Introduzione di Athos Righi, relazione di Tommaso Bernacchia su Giuseppe Dossetti: per una vita eucaristica, relazione di Enrico Galavotti su La vita di Giuseppe Dossetti a servizio della città dell’uomo, relazione di Alessandro Barchi su La coscienza storica ed ecclesiale di Giuseppe Dossetti alla vigilia del Concilio, relazione di Massimo Ferè su «Il vangelo è tale solo se è disarmato»: la via della pace in Giuseppe Dossetti. Concludeva Lanfranco Bellavista con la relazione su La tensione verso terre lontane e genti straniere alla nostra cultura e mentalità.

5. Oltre ai documentari Frammenti di un racconto autobiografico: la voce e la vita di Giuseppe Dossetti di Alberto Melloni e Fabio Nardelli (Italia 2006, 90’, Fscire), Quanto resta della notte di Lorenzo K. Stanzani (Italia 2012, 68’, Lab Film) e Sulle tracce di Dossetti. Il racconto di Monteveglio di Giorgia Boldrini, Giulio F. Giunti e Stefano Massari (Italia 2012, 75’, Carta | Bianca), Alberto Melloni e Fabio Nardelli hanno curato lo speciale Tg1 Con tutte le tue forze (Raiuno, 10 febbraio 2013).

6. Gli atti sono di prossima pubblicazione, a cura della Fondazione per le scienze religiose. Si offre pertanto in anteprima la relazione completa di Enrico Galavotti.

7. Autore di una biografia di Dossetti di cui sono stati pubblicati per ora i primi due volumi: Galavotti 2006; Galavotti 2013.

8. Come ha avuto modo di sottolineare lo stesso Galavotti a più riprese. Prova ne è il documentario curato da Alberto Melloni e Fabio Nardelli, Frammenti di un racconto autobiografico: la voce e la vita di Giuseppe Dossetti (2006, riveduto e aggiornato nel 2013) costruito esclusivamente con la voce di Dossetti.

9. Per la censura operata dall’editore su alcuni passi della prefazione di Giuseppe Ruggieri, si veda Melloni 2011.

10. Nelle prime settimane di gennaio 2013, sulla figura riformista di Dossetti è uscito anche il volume di Pombeni [2013].