Il 14 giugno 2014, in vista del centenario della Grande Guerra, il Centro studi movimenti ha invitato Enzo Traverso – studioso di fama internazionale e docente presso la Cornell University di Ithaca (Stati Uniti) – nel corso di un incontro dal titolo Guerra e modernità. Violenza e cultura 1914-1945. In quell’occasione gli abbiamo posto alcune domande che, in qualche modo, mirano a riassumere quattro punti cardine della ricerca che Traverso ha dedicato a quel periodo storico – il trentennio 1914-1945 – da lui definito «guerra civile europea». Un periodo che si è caratterizzato, oltre che per la sua violenza, anche per la messa in discussione di alcuni elementi portanti dell’intera cultura europea. Parole come “nazione”, “memoria”, “intellettuale”, “cultura” si intrecciano in una storia che da un lato ne assorbe il significato, plasmandosi su di esse e costruendosi attraverso di esse; dall’altro la storia stessa impone un ripensamento globale di termini come questi, ormai abusati e svuotati da qualsiasi significato.

La prima domanda che abbiamo posto a Traverso fa riferimento a uno dei suoi più famosi lavori, A Ferro e Fuoco, la Guerra Civile Europea (Il Mulino, 2007), nel quale il periodo 1914-1945 è connotato quale fase dietro la quale si nasconde un «universo di sofferenze ma anche un intreccio di culture, di esperienze sociali, di idee e di lotte» [Traverso 2007, 9]. Perché utilizzare una categoria come «guerra civile» per definire i conflitti europei della prima metà del Novecento?

La seconda questione che abbiamo posto riguarda la trasformazione che il concetto di guerra subì in quei decenni cruciali. La permeabilità che la cultura europea mostrò nei confronti della violenza venne fatta giocare soprattutto in un’ottica – potremmo dire – “fratricida” e che forse è possibile ideologicamente cogliere già in quel fenomeno culturale e politico dirimente che fu l’Affaire Dreyfus (che tanta importanza ebbe – nota Traverso – per la creazione della figura degli intellettuali nell’Europa tra Ottocento e Novecento). La guerra stessa perse in questo periodo i suoi connotati storici, trasformandosi in “sperimentazione” e “fabbrica di morte globale”, in cui le stesse concezioni della morte e della violenza apparirono trasfigurate. «Dopo la Prima guerra mondiale, la morte non sarà più narrata, né rappresentata attraverso un racconto o immagini di lutto capaci di inscriverla nel flusso ininterrotto di una storia naturale. La Grande Guerra si configura come una cesura storica che spezza la continuità delle esperienze di vita e trasforma il paesaggio mentale delle società europee. I riferimenti prima sicuri ora si annebbiano, la tradizione sembra distrutta, il vecchio ordine crollato. Per i soldati che l’hanno subita, la violenza rimane la fonte di un’esperienza vissuta del tutto singolare e per molti versi incomunicabile» [Traverso 2007, 148-149]. Come cambia dunque la guerra nel corso del trentennio 1914–1945?

Un’altra questione che ci è parsa dirimente riguarda la figura degli intellettuali, il ruolo che ebbero nel promuovere una cultura della violenza e nel definire i tratti e i contorni di tale violenza, abbassandola fino ad essere tessuto connettivo sociale, promuovendola come forma di cultura e rinnovamento. Quanto gli intellettuali presero posizione? Una posizione necessaria perché, secondo Traverso, «per quanto tutte le guerre civili siano tragiche, alcune meritano di essere combattute». In questo si gioca la partita degli intellettuali che di fronte al crollo del vecchio ordine, a una guerra che significa «l’avvento di una crisi che durerà trent’anni, un’epoca di cataclismi e di cambiamenti che si potrebbero definire come una guerra civile europea o una seconda Guerra dei Trent’anni» ebbene, in questo contesto l’intellettuale «dreyfusardo – il difensore dei diritti dell’Uomo, della libertà e della democrazia – è costretto a mettersi in discussione. Ora deve fare la sua scelta in un campo politico polarizzato» [Traverso 2014, 28], a causa di una scissione ideologica che permea la società e che impone a chiunque di prendere posizione, pena l’immobilità e l’impotenza. O la perdita di appartenenza e di senso.

L’intellettuale che si configura nel trentennio della violenza brutale che apre il XX secolo è l’intellettuale libero nella sua scelta di fronte al potere, l’intellettuale di marca sartriana, che si contrappone all’esperto che «non si impegna per dei valori, usa le sue competenze per orientare il potere in carica, e gioca un ruolo ideologico non trascurabile» [Traverso 2014, 39]. Questo tipo di intellettuale, che Traverso non fatica a identificare, ad esempio, con gli economisti neoliberali, appare un frutto tipico di questa politica di violenza che sembra aver abdicato alla ricerca di valori. L’intellettuale sembra allora l’unico ad aver il compito di ergersi in difesa di un’idea, e di un principio: l’intellettuale ha il compito di rammemorare agli altri il perché di una scelta.

Che ruolo ebbero dunque gli intellettuali e quali diverse forme di intellettuale è possibile ritrovare all’opera nel XX secolo?

«Ritengo – ha scritto Traverso – che una democrazia smemorata sia inevitabilmente fragile, soprattutto in un continente che ha conosciuto il fascismo, e che non bisognerebbe confondere un atteggiamento di rifiuto della politica, di condanna della violenza e delle ideologie con una forma di saggezza senza tempo» [Traverso 2007, 15]. L’ultima domanda che abbiamo posto a Traverso riguarda dunque una parola oggi molto abusata. Quale valore mantiene oggi il termine “memoria”?

           


Riprese video a cura di Marco Adorni - Centro studi movimenti, Parma.

Bibliografia

Traverso E. 1994
Gli Ebrei e la Germania, il Mulino: Bologna (ed. or. 1992)
Traverso E. 2002a
La violenza nazista. Una genealogia, il Mulino: Bologna (ed. or. 2002)
Traverso E. 2002b
Il totalitarismo. Storia di un dibattito, Bruno Mondadori: Milano
Traverso E. 2004
Auschwitz e gli intellettuali, il Mulino: Bologna
Traverso E. 2007
A Ferro e Fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, il Mulino: Bologna
Traverso E. 2012
Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento, Feltrinelli: Milano (ed. or. 2011)
Traverso E. 2014
Che fine hanno fatto gli intellettuali? Conversazione con Régis Meyran, Ombre corte: Verona

Risorse

Enzo Traverso - Cornell University, Department of Romance Studies
http://romancestudies.cornell.edu/people/faculty-directory/enzo-traverso/
Guerra e Modernità: violenza e cultura 1914-1945. Conversazione con Enzo Traverso.
Centro studi movimenti Parma, 14 giugno 2014
http://www.csmovimenti.org/it/guerra-e-modernita-violenza-e-cultura-1914-1945/