1. La storia del fondo

«La donazione del fondo Famiglia Paolo Balbo, un patrimonio per la città di Ferrara», così, il 15 giugno 2018, Paola Bellini, moglie di Paolo Balbo, ufficializzava il dono del primo nucleo dei tesori archivistici all’Istituto di storia contemporanea di Ferrara (Iscofe), fino a poco tempo prima conservati a casa Balbo, in via Borgo dei Leoni 7 [1]. Insieme a lei, davanti a un folto pubblico giunto per l’occasione, erano presenti Anna Quarzi, presidente dell’Istituto, il professor Angelo Varni e l’avvocato Daniele Ravenna, al fine di presentare e rendere fruibile alla cittadinanza e agli studiosi il patrimonio librario, documentario e fotografico appartenuto in gran parte a Italo Balbo [Ghinato 2019].

La storia del fondo riflette un lungo periodo di acquisizione del cospicuo materiale e di scrupolosa analisi archivistica ancora in atto, cominciata il 17 luglio del 2016, quando l’avvocato Paolo Balbo, figlio del Maresciallo dell’Aria, in visita all’Iscofe, perfezionò la donazione della collezione del quotidiano «Corriere Padano», fondato dal padre nel 1925. Dopo la scomparsa dell’avvocato, il 16 dicembre del 2016, fu la moglie Paola Bellini a farsi carico di tutte le successive vicende del fondo: la stessa sovrintese alla donazione all’Istituto della sezione più considerevole dei beni archivistici. Questo nucleo iniziale di acquisizioni permise l’organizzazione di un primo seminario di studi, aperto agli addetti ai lavori e alla cittadinanza, dal titolo Fondo famiglia Paolo Balbo. Nuovi percorsi di ricerca, realizzato il 12 aprile del 2019, con il coordinamento di Anna Quarzi e gli interventi di Andrea Baravelli (responsabile dell’intero progetto e docente di Storia contemporanea all’Università di Ferrara), Roberto Parisini (Università di Bologna e membro del comitato scientifico dell’Iscofe) e di Gregory Alegi (Luiss di Roma).

Fig. 1. La collezione del “Corriere Padano” conservata presso Iscofe.
Fig. 1. La collezione del “Corriere Padano” conservata presso Iscofe.

Dopo la pausa imposta dall’emergenza sanitaria, nel corso del 2020 sono riprese le attività con l’acquisizione del restante materiale conservato in via Borgo dei Leoni. A settembre la selezione tra i circa cinquecento nuovi volumi del «Corriere Padano» permise di arricchire ulteriormente la collezione, che presentava ormai solamente pochissime lacune; durante l’inverno, il trasferimento delle carte fu finalmente portato a termine: ancora libri, periodici, ritratti, fotografie – anche negativi – e documenti.

2. Le caratteristiche del fondo

La consistenza verificata durante la prima, sommaria, ricognizione del 2018 registrava 1.302 volumi di biblioteca, 338 periodici, 114 quotidiani e 107 carte geografiche; a questi si aggiungevano 14 album fotografici contenenti 615 fotografie, 25 scatti sciolti e 35 fascicoli documentari, per un periodo cronologico che va dal 1836 al 1969 [2]. A tal proposito va sottolineato che all’interno del fondo sono conservati, come si deduce dagli estremi temporali, documenti di famiglia posteriori al 28 giugno del 1940, data in cui Italo Balbo trovò la morte nei cieli di Tobruk: si tratta comunque di materiale relativo al Maresciallo dell’Aria, o alle circostanze della sua dipartita [3]. Questi numeri, ad ogni modo, sono destinati a mutare profondamente, soprattutto per quanto riguarda la sezione fotografica, una volta terminato lo spoglio completo delle consistenti acquisizioni del biennio 2019-2020.

Il lavoro di catalogazione, in costante aggiornamento, si prospetta che sarà lungo e laborioso, date le grandi quantità ed eterogeneità del fondo. L’obiettivo è chiaramente quello di rendere tale materiale al più presto disponibile, in modo da contribuire allo studio di una figura complessa come quella di Italo Balbo. Ne è un esempio la biblioteca: una rapida panoramica dei volumi conservati nei locali dell’Istituto può far emergere i principali interessi del gerarca, che spaziavano dall’arte all’aviazione – dal punto di vista storico, teorico, politico e tecnico – fino ad arrivare alla letteratura e alla storia.

Fig. 2. La prima ricognizione del fondo ha registrato 1.302 volumi nella biblioteca di Balbo, che spaziano dalla letteratura all’aeronautica.
Fig. 2. La prima ricognizione del fondo ha registrato 1.302 volumi nella biblioteca di Balbo, che spaziano dalla letteratura all’aeronautica.

Particolarmente importanti sono gli scritti e i discorsi dello stesso Balbo [4], nonché libri rari e in differenti lingue, alcuni dei quali con dediche autografe di personaggi di spicco del panorama culturale e politico del tempo. Si segnalano poi i 51 volumi degli Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini (1909-1941), che riflettono in modo diretto la formazione mazziniana di Balbo [5]; la collezione quasi completa de «L’Illustrazione italiana», dal 1873 – ancora con il titolo di «Nuova illustrazione universale» – al 1943; e, a riprova della complessità della figura del loro possessore, numerosi periodici e giornali antifascisti [6].

Il fondo conserva dunque elementi di notevole interesse e particolare preziosità storica e documentaria. Anche la sezione delle immagini racchiude componenti tra loro molto eterogenee: foto di famiglia, safari, inaugurazioni, vestigia romane e voli di ricognizione, mentre non mancano foto di Ferrara e del giovane Balbo esponente del primo fascismo estense. Di significativo valore sono gli album Volo al Tibesti (vol. 2), Crociera aerea del Decennale e Cerimonia della consegna della cittadinanza ai Libici, che, al di là dell’ottima qualità delle immagini d’epoca, immortalano momenti storicamente e socialmente importanti.

Fig. 3. Campo della Millaha di Tripoli (Iscofe, Fondo Famiglia Paolo Balbo, Il volo al Tibesti, vol. 2, 1931 – XI, giugno 15-28).
Fig. 3. Campo della Millaha di Tripoli (Iscofe, Fondo Famiglia Paolo Balbo, Il volo al Tibesti, vol. 2, 1931 – XI, giugno 15-28).

Altra sezione importante è costituita dalla collezione delle carte geografiche e aeronautiche che contiene diverse rarità. Tra le zone maggiormente rappresentate vi sono quelle del Nord Africa, riferito al periodo del governatorato di Balbo in Libia, a partire dal 1934: vi sono schizzi rappresentativi della Tripolitania settentrionale e mappe «riservate all’Eccellenza il Governatore della Libia Maresciallo Balbo» [7]; oltre a documenti riservatissimi, come la carta dell’Africa occidentale dell’Ufficio di Stato maggiore della Regia Aeronautica. Il documento che desta particolare interesse è sicuramente la piccola busta contenente tutte le indicazioni per una festa militare, organizzata nell’aprile del 1939 in onore del generale feldmaresciallo Hermann Göring, tra i più alti esponenti del Reich, con la relativa cartina tattica militare [8]. Fu infatti messa in scena un’«esercitazione a fuoco», con tanto di «un gruppo tattico di battaglioni costituito da fanterie metropolitane e libiche rinforzato da due battaglioni carri d’assalto, da una compagnia chimica, da un gruppo di squadroni libici ed appoggiato dalle artiglierie. L’aviazione concorre alla manovra».

Quelli citati sono solamente pochi esempi del materiale conservato nelle sale dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara, ma sono sufficienti a comprendere la preziosità del fondo e la sua importanza storica. I risultati della prima ricognizione del 2018 sono disponibili online [9]. Come già detto, si tratta un lavoro in itinere e in costante aggiornamento, integrato, nell’estate del 2021, da materiali digitali inerenti provenienti dai documenti donati da Paolo Balbo all’Archivio centrale dello Stato di Roma. [10]. L’incessante attività di catalogazione e di ricerca legata al fondo prosegue, perseguita dal comitato scientifico e dai collaboratori e ricercatori dell’Istituto, e inoltre, con vivo interesse, da Paola Bellini.

Fig. 4. Eritrea, scala 1:1.000.000, riservata all’Eccellenza il Governatore della Libia Maresciallo Balbo (Iscofe, Fondo Famiglia Paolo Balbo).
Fig. 4. Eritrea, scala 1:1.000.000, riservata all’Eccellenza il Governatore della Libia Maresciallo Balbo (Iscofe, Fondo Famiglia Paolo Balbo).

Bibliografia

  • Baravelli 2021
    Il fascismo in persona. Italo Balbo, la storia e il mito, a cura di Andrea Baravelli, Milano-Udine, Mimesis, 2021.
  • Ghinato 2019
    Angela Ghinato, La “Donazione Famiglia Paolo Balbo”, in «Ferrariæ Decus», ٣٤ (dicembre ٢٠١٩), pp. ٩٧-١١٠.
  • Guerra 1984
    Giordano Bruno Guerra, Italo Balbo, Milano, Vallardi, 1984.
  • Rochat 1986
    Giorgio Rochat, Italo Balbo, Torino, Utet, 1986.

Risorse


Note

1. «Oggi, 15 giugno 2018, si compie l’atto ufficiale con l’inaugurazione della donazione: un patrimonio storico accessibile agli studiosi per volontà di Paolo Balbo, che ha dedicato la vita alla memoria del padre»: così chiude la premessa del catalogo della prima ricognizione del fondo.

2. Con l’eccezione del volume A Plan for Establishing and Disciplining a National Militia in Great Britain, Ireland, and in All the British Dominations of America, pubblicato nel 1745.

3. Il nucleo propriamente documentario, che si trovava a Roma, nel 2016 fu donato dalla famiglia di Paolo Balbo all’Archivio Centrale dello Stato.

4. Come, ad esempio, una delle rare copie de Il volo d’Astolfo, scritto da Balbo e pubblicato nel 1928.

5. Che, come è noto, si laureò in Scienze Sociali nel 1920 con la tesi Il pensiero economico e sociale di Mazzini presso l’Istituto Cesare Alfieri di Firenze.

6. «La Voix Antifasciste» (1927); «Fronte antifascista», organo dei Comitati proletari Antifascisti (1928); «Giustizia e Libertà», movimento rivoluzionario antifascista (1929); «La Libertà», giornale della concentrazione antifascista (arco temporale che va dal 1927 al 1933).

7. Sono tre esemplari rilegati: Amara - Scioa - Galla Sidama - Harar; Eritrea; Somalia.

8. Festa Militare in onore del Generale Feld-Maresciallo Hermann Göring - Militaerische Uebung zu Heren des Generalfeldmarschalls Hermann Göring, Scala 1:5.000, Tripoli, Cascina Grassi, XI - IV - 1939 - XVII - Tripolis, Grassis Gut, den 11. April 1939 - XVII.

9. Il catalogo della donazione e scaricabile al link: http://www.isco-ferrara.com/donazione-famiglia-balbo/.

10. Il fondo è stato da poco aperto ed è in corso di digitalizzazione. L’Istituto di storia contemporanea di Ferrara è in contatto con l’Archivio centrale dello Stato, soprattutto per le carte che riguardano Ferrara