Dal 20 febbraio al 4 marzo 2017 si è svolta, presso il Dipartimento di educazione e scienze umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la Winter school in “Visual History and Memory”, sotto la direzione del professore Federico Ruozzi. Come quella in “Social Diversity and Content Portals” svoltasi parallelamente, essa è stata attivata come parte del Cluster “Città Educante”, un progetto di formazione che ha vinto il bando promosso dal Miur per la creazione di Cluster tecnologici nazionali (Tecnologie per le Smart Communities), all’interno del quale l’Università di Modena e Reggio Emilia è coinvolta al fianco della Fondazione Reggio Children e di imprese del Club Digitale.

La Winter school in “Visual History and Memory” ha proposto un approfondimento di questa disciplina e delle sue diverse applicazioni per la ricerca storica. La visual history è emersa in anni recenti, e si sta sempre più affermando all’interno della ricerca storica sull’età contemporanea; è una materia interdisciplinare che interroga le immagini come fonti e oggetti autonomi di ricerca ed è caratterizzata da un approccio ampio che combina metodologia storica, metodi di analisi propri della storia dell’arte, metodi provenienti da discipline affini come la filosofia, in particolare la fenomenologia e la semiotica, nonché l’antropologia, l’etnologia e gli studi sui media.

In linea con l’impostazione generale del progetto Cluster “Città Educante”, che ha sviluppato il tema del rapporto tra educazione e tecnologie, “Visual History and Memory” ha avuto come obiettivo peculiare la formazione di figure professionali in grado di utilizzare la visual history all’interno di contesti educativi. Nelle oltre settanta ore di lezioni frontali sono stati quindi analizzati i principali campi di utilizzo della visual history, dalla storia del cinema a quella della televisione fino ai new media.

L’offerta formativa della Winter school, attraverso la promozione della conoscenza dei linguaggi audiovisivi e di una maggiore comprensione degli stessi, è stata finalizzata alla creazione di competenze di media education. Problematizzando l’enunciazione filmica, televisiva, e in generale visiva, durante le lezioni si è certcato di interpretare le diversità – che siano esse di razza, di religione, socio-culturali o economiche – rappresentate nelle immagini filmiche e nelle forme simboliche in esse utilizzate; nel rapporto tra il reale e la sua narrazione all’interno delle immagini documentarie; nella supposta verità proposta dalla televisione e dai nuovi media; o ancora, nelle svariate forme retoriche assunte dalla pubblicità.

La produzione documentaristica può quindi essere analizzata per studiare le rappresentazioni e interpretazioni di un determinato periodo storico. Durante il corso “Analisi della produzione videostorica” il professore Christian Uva (Università di Roma Tre) ha approfondito la tematica dell’immaginario degli anni Settanta come “anni di piombo” attraverso l’analisi di documentari autoprodotti da collettivi interni al movimento, mostrando come, attraverso la narrazione per immagini, si costruisca una narrazione storica che è già un’interpretazione. Aspetto che emerge soprattutto nel confronto tra queste produzioni indipendenti e le immagini più celebri che riprendono gli scontri di piazza e le violenze, assumendole a rappresentazione monolitica degli anni Settanta.

Altri spunti particolarmente interessanti sono emersi durante le lezioni di Storia del cinema, tenute dal professor Tomaso Subini (Università degli studi di Milano). Analizzando alcune pellicole cinematografiche, Subini ha mostrato come il cinema possa essere sia agente di storia che fonte di rappresentazione. Così, ad esempio, dall’analisi della critica del film di Rossellini “Francesco giullare di Dio” è possibile cogliere quali fossero le interpretazioni che si davano del francescanesimo e del Medioevo nel periodo in cui il film venne prodotto.

Oltre alle lezioni frontali, la Winter school ha previsto anche un laboratorio, svoltosi a Bologna presso la Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII, durante il quale i partecipanti hanno potuto mettersi alla prova lavorando in team e ipotizzando un progetto vendibile sul mercato, provando a coniugare ricerca storica, visual history e valorizzazione del patrimonio archivistico.